martedì 28 aprile 2009

e aveva in mano solo un accendino

Brontola spesso, anzi grugnisce, Walt Kowalski (Clint Eastwood), un reduce della guerra di Corea, che ne ha segnato la vita e il carattere, forse anche nel suo radicale odio razziale contro chi non sia un bianco americano (categoria ben rappresentata dalle famiglie dei suoi figli, che tuttavia egli odia con altrettanta intensità). Il suo isolamento è sottolineato sin dall'inizio di Gran Torino (Usa 2008) al funerale della moglie, che lo lascia solo in una casa di un quartiere abitato ormai solo da 'stranieri'. Il razzismo di Walt fatica ad accettare di avere come vicini di casa una famiglia di etnia Hmong, con i quali si renderà però conto di avere più cose in comune di quante non ne abbia con i suoi stessi figli. Diviene un eroe del quartiere per la sua lotta titanica contro la gang del quartiere e un padre per il giovane Thao, scoprendo il senso di una paternità mai realizzata con i suoi figli di sangue (uno dei tre peccati che da sempre lo tormenta, come confessa al giovane parroco). Una paternità che accetta fino in fondo con il sacrificio della vita (per vendicare e insieme affrancare la famiglia di Thao) e con il dono al suo 'vero' figlio dell'amata Ford Gran Torino del 1972, cui aveva installato di persona il motore in catena di montaggio. Amaro, forse un po' troppo netto e stilizzato nei caratteri, ben girato (pur con qualche momento troppo enfatico), in alcuni momenti divertente (nell'educazione di Thao circa le regole di una conversazione tra veri uomini).

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