
Rispetto a sabato scorso, tutt'altra levatura stilistica, attoriale e registica il dittico
Paesaggio e
L'amante messi in scena da Marinella Manicardi al teatro delle
Moline. Al di là della bravura dei due interpreti, Marinella Manicardi e Maurizio Cardillo (cammeo ne
L'amante per Cristiano Falaschi), i due atti unici sono stati resi con grande intensità e ricchezza di sfumature.

Più criptico
Paesaggio, un doppio monologo asincrono con marito e moglie presenti contemporaneamente in scena, ma assenti l'uno per l'altra (e molto emozionante è il marito che urla contro la sedia vuota, prima occupata dalla moglie). Voglio ricordare i movimenti delle mani della Manicardi sulla gonna, il suo ritrarre la mano quando lui cerca di toccarla (comprensibile che ciò non possa accadere se si pensa alla presenza-assenza) ed il suo rievocare la gita sulla macchina dell'altro uomo, con lo sguardo rivolto lontano oltre la scenografia.
L'amante, invece, è esilarante (con un picco sulla scena dell'orgasmo di lei, che simula una corrida e poi una danza di flamenco - tra l'altro, l'idea della corrida anticipa la successiva delirante riflessione del "toro con le mammelle"...). Ma non solo: il rapporto di coppia è rappresentato in modo non banale e ogni gesto è preparato con cura (il termine di paragone resta lo spttacolo di sabato scorso), in modo che i dettagli assumono tutto il loro valore: la teiera, il futon rosso, l'ambiguità del marito-amante, l'intrusione (tipicamente pinteriane) del lattaio... Mi piace ricordare anche la Manicardi che, in veste di amante pomeridiana senza occhiali, strizza gli occhi per distinguere ciò che il marito-amante voglia fare, e il liberatorio (?) "adorabile puttana" finale.
Nessun commento:
Posta un commento