sabato 28 marzo 2009

La parola

È un piacere rivedere dopo anni (almeno 5) Ordet di Dreyer (Danimarca 1954) al Lumière: un film di cui ricordavo immagini (il padre che chiama Johannes sulla collina mentre sventolano i lenzuoli al vento), ma non avrei saputo più raccontare. Questa volta mi ha colpito la geometria pittorica delle inquadrature e le studiate prospettive dei piani sequenza. Ricordavo la densità tematica, la serietà filosofica con cui il regista affronta due temi enormi come la fede e la morte. Ma ciò che più mi ha sorpreso è il finale: nella mia memoria il film finiva due inquadrature prima, senza la confessione di Mikkel alla moglie Inger di aver ritrovato la fede, il carnale bacio di lei (amore, fede e morte: viene in mente la Merini e tanta altra letteratura mistica), e la tripetizione finale della parola 'vita'.

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