domenica 15 marzo 2009
proprio no
Spiace dirlo, ma Alla meta di Thomas Bernhard, diretto e interpretato da Teatrino Giullare, è lo spettacolo più brutto e deludente della stagione. So bene che ha vinto il premio Ubu 2006, che fa parte di una trilogia, che ha ricevuto elogi quasi unanimi da parte della critica, ecc.: ciò non toglie che lo spettacolo sia noioso (e bene ha fatto una coppia ad andarsene dopo mezz'ora). Cosa rimane alla fine? Che cosa si intende comunicare con l'uso dei manichini e delle voci microfonate? E con la lampada-faro? Forse l'automatismo dell'esistenza? La ripetitività delle vite dei personaggi (e di noi spettatori)? L'essere parte dell'enorme teatro del mondo? La deformità dell'essere? La paralisi dell'azione e della vita? La conflittualità genitore-figli? (Tutti questi sono temi del grandissimo autore austriaco, è ovvio.) Se così fosse, se l'intento è tanto alto, allora bisognerebbe eliminare la dizione bolognese, che abbassa di molto il tono! Ma, in generale, la sperimentazione di questa forma espressiva (l'uso di manichini), per quanto tecnicamente apprezzabile, non arricchisce il testo rappresentato, bensì lo immiserisce in un mero schematismo formale.
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1 commento:
volevo segnalare lo spettacolo HAPPY PEOPLE al DUSE fino a domenica 22 Marzo 2009
molto carino!!!
per maggiori info:
http://www.elfo.org/
Notte,
Luigi
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