venerdì 6 novembre 2009

gelida calligrafia

La sensazione che mi lascia Il nastro bianco di Michael Haneke (Das Weiße Band, Austria-Francia-Germania 2009, 144') è questa, molto simile a quella provata dopo Caché. E la struttura dei due film è molto simile: assenza quasi totale di musica, finale aperto (qui accentuato dalla dichiarazione iniziale di narrazione soggettiva e perciò priva di oggettivo - per quanto possibile - metodo storiografico), violenze psicologiche esplicite e solo accennate, ricerca di uno stile freddo e sottilmente inquieto.

Tuttavia, rispetto al proposito del regista - indagare le origini della generazione che accolse l'avvento del nazismo - la narrazione risulta insoddisfacente: l'atmosfera infernale del villaggio dovuta alle prevaricazioni ed ai soprusi familiari e comunitari pare una caratteristica comune alle piccole comunità rurali europee di fine Ottocento-inizio Novecento: che basti questo per chiarire il background di una tragedia europea e mondiale pare forse riduttivo.

Nel complesso il film, nel suo bianco e nero talvolta sovraesposto e dai voluti contrasti violenti, risulta un esercizio di stile talvolta noioso e incapace di coinvolgere ed emozionare: la vivisezione della violenza non appassiona e sembra invece una stanca variazione sul tema caro ad Haneke.

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