domenica 1 novembre 2009

una guerra, tutte le guerre

Il grande pregio di Lebanon (Israele-Germania-Francia-Libano 2009, 90') di Samuel Maoz risiede proprio in questo: come insegnano i grandi film sulla guerra (per lo più tutti radicalmente pacifisti), mostrano l'orrore e lo trasmettono nella sua dura crudeltà allo spettatore, trasformando una guerra ben precisa - il primo conflitto israelo-libanese del 1982 - in tutte le guerre che l'umanità ha combattuto. La prospettiva (autobiografica) di collocare la narrazione all'interno di un tank, il cui mirino del cannone si identifica con la macchina da presa, contribuisce al processo di immedesimazione dello spettatore, che è costretto a vedere ciò che vede il soldato: uomini dilaniati, macerie, una donna che piange straziata la perdita del proprio figlio e il cui abito prende fuoco (una delle sequenze migliori del film). Hai ragione a parlare di una scrittura troppo meccanica e in certi punti scontata: a posteriori è vero, ma sul momento non l'ho avvertito. Notevole anche la Ringkomposition del campo di girasoli.

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