martedì 17 novembre 2009

passione cinematografica

Più passano i giorni (ormai sono tre), più Los abrazos rotos (Gli abbracci spezzati, Spagna 2009) di Pedro Almodovar "cresce alla distanza"... e già da subito mi/ci aveva convinto! Una storia d'amore, passione, dolore, cecità, raccontata con grande delicatezza e con una passione cinematografica rara. E mi trovo d'accordo con Mereghetti, quando scrive che questo film è un atto d'amore per il cinema: quasi ogni scena o situazione stuzzica la memoria e il cuore del cinefilo doc - tra i tantissimi e in ordine sparso: Penelope Cruz che viene chiamata Severine come Belle de jour, la (doppia) spinta giù per le scale ricorda Hitchock, l'autocitazione-rifacimento di Donne sull'orlo di una crisi di nervi nell'esilarante finale 'ritrovato' di Chicas y maletas (che termina lasciando allo spettatore una curiosità destinata a non essere soddisfatta), il film nel film come Effetto notte, con vicissitudini amorose connesse, la foto dalla scogliera a Lanzarote che, come in Blow up, una volta sviluppata, rivela una coppia di amanti che si baciano. Su tutto però voglio ricordare due scene: la prima è quella con la Cruz che doppia se stessa mentre il ricco compagno guarda le riprese fatte dal figlio-spia; l'altra è quella di Harry Caine che, nonostante la sua cecità, riesce a incorniciare con le proprie mani la sua amata (ormai defunta) sullo schermo della televisione. E ancora, sempre a proposito di finezza e grande mestiere del regista, mi viene in mente l'incipit del film: quando Judit García, la sergetaria di produzione di Harry, lo trova seminudo dopo che ha appena fatto sesso sul divano con una sconosciuta, basta uno sguardo di lei per capire che tra i due c'è stato qualcosa e che Diego sia loro figlio. Proprio un gran bel film!

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