Lo spettacolo Festa di famiglia (drammaturgia e regia di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres, collaborazione alla drammaturgia di Andrea Camilleri) visto venerdì sera al Duse è una piacevole sorpresa: prima di tutto è ben recitato dai sei attori (Fabio Cocifoglia, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Diego Ribon, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres); in secondo luogo la regia è ben fatta, calibrata nei tempi (alternanza di registro drammatico-comico con inserti di musical) e nella ricerca delle simmetrie sulla scena, specie nelle parti iniziale e finale (ripensandoci un po' troppo artificiose). La scelta di riutilizzare e risemantizzare passi di Pirandello può essere poco comprensibile come dici, e a due giorni di distanza mi pare che tu abbia ragione (sul momento non ci avevo dato peso). Il cuore dello spettacolo è la violenza sulle donne in contesto familiare e, a pensarci meglio, il legame con il drammaturgo ci può anche essere, ma forse è un po' troppo labile (secondo il ben noto adagio: chi cerca qualcosa in un testo letterario trova sempre quello che vuole), però in un certo senso funziona. Piacevole e (mi viene ora questo aggettivo) un po' furbo (il gag del cellulare, quello del foulard strappato). L'idea migliore (per quanto non originale, ma già usata da Castri nel recente Così è, se vi pare) è la scelta di far cominciare lo spettacolo con gli attori che risistemano la scena, che il finale rivela essere l'esito del dramma: come a sottolineare da un lato la metateatralità della situazione (sono 'persone' teatrali condannate dalla trama a ripetere sempre le stesse azioni), dall'altro il reale iterarsi della violenza sulle donne.
Di violenza pubblica parla invece Capitalism: A Love Story di Michael Moore (Usa 2009, 128'): molto pamphlet e poca spiegazione, come in Fahrenheit 9/11, ma distante dalla lucida e giustamente velenosa critica di Sicko. Agghiacciante la storia delle assicurazioni sulla vita dei dipendenti (dead peasants: come se si trattasse dei fanti di un videogame) stipulate dalle aziende; eccellenti alcuni momenti satirici, come l'inizio con il parallelo tra la vita della Roma imperiale e le immagini dell'America contemporanea, Gesù che predica il verbo capitalista o le scene a Wall Street. Ma chi non sa cosa sia un derivato capisce ben poco di quanto è avvenuto.
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