mercoledì 27 gennaio 2010
tutto per un bacio
Nevicata e improvvisata nel loggione del Comunale per Salome di Richard Strauss: se non posso dire molto sui cantanti (che comunque non mi hanno fatto una brutta impressione), la regia di Gabriele Lavia mi ha convinto. Il palco molto profondo è un pavimento di marmo rosso, sventrato nel mezzo come da un meteorite, con le crepe che si propagano fino alla buca; sulla sinistra della catene scendono dall'alto fin dentro ad un'altra fossa, dove è incatenato Giovanni, di cui Salome si incapriccia, fino alle conseguenze più tragiche. La decapitazione è rappresentata da un'ascia bipenne enorme che cala dall'alto, la cui ombra vola su tutta la platea (si apprezza solo dall'alto, ma geniale!): il corpo decapitato viene poi sollevato esanime dalla fossa appeso per i piedi, mentre la testa gigante sale dal buco al centro della scena, che diventa l'enorme vassoio da portata. Su di essa Salome si adagia insaziata e insaziabile (l'immagine ricorda la sequenza onirica di Parla con lei), e su di essa muore. E da ricordare anche la trovata della gigantesca lente d'ingrandimento (deformante) dietro cui Salome si spoglia alla fine del suo ballo.
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