domenica 8 febbraio 2009

che doppietta!

Ce ne fossero di week end come questi! Un monologo e un balletto da togliere il fiato e da far spellare le mani dagli applausi: che bellezza! Ma andiamo con ordine.

Sabato sera all'Itc di San Lazzaro Elisabetta Pozzi ha dato il meglio di sé in un suo spettacolo storico, Max Gericke (di Manfred Karge, regia di Walter Le Moli): testo complesso, che racconta la vita 'conformista' di Ella Gericke, tedesca, che attraversa tutto il Novecento, dalla Repubblica di Weimar, al nazismo, al comunismo della Germania Est. Per sopravvivere 'ha detto sì a tutti' (come nella canzone di Brecht-Weil, La ballata di chi vuol stare bene al mondo), è diventata suo marito Max morto di cancro, seppellendo sé stessa, per poter lavorare al suo posto come gruista; poi è ritornata donna per sfuggire alla leva sotto il nazismo, entrando nelle SA (come la madre di Lasciami andare, madre!, e non ci si può non ricordare della grande prova di Roberto Herlitzka in quello spettacolo di qualche ano fa, anche per la situazione); infine diviene nuovamente suo marito per riprendere il lavoro precedente. Tutto questo è rivissuto dalla Pozzi sulla scena, che richiama un interno di una povera casa di pensionati, con una poltrona, una sedi, un tavolino, un piccolo armadio (che funge da scarno ma efficace guardaroba), su cui sta una televisione, che trasmette solo un'unica canzone, Youkali tango (di Kurt Weil, appunto). Nel corso dello spettacolo dismette progressivamente i panni maschili per assumere quelli femminili, finendo a camminare su tacchi a spillo improponibili, e finendo con la citazione del'inizio della favola di Biancaneve (specchio, specchio delle mie brame...) seduta sulla poltrona in bilico sul palcoscenico, con il volto stravolto da una smorfia che dà i brividi. E lo stravolgimento della voce (anche in alcune cantilene, come "che brava questa bambina"), il camuffare se stessi, il proclamarsi tedeschi all'osteria dopo una serata a birra, ramino, schnaps e stinco di porco sono tutti segni del conformismo. Questo è, mi pare, il cuore dello spettacolo, che permette di leggere una storia individuale su un piano metaforico, anzi, allegorico, che permette di sentirla universale. Ma tutto questo non si potrebbe cogliere senza la straordinaria bravura della Pozzi. (Appuntamento a Siracusa?)

Oggi pomeriggio, invece, al Teatro Duse il balletto Bolero, serata d'autore del Balletto di Roma (Ente Nazionale del Balletto; coreografie Mauro Bigonzetti, Eugenio Scigliano, Milena Zullo, Fabrizio Monteverde; direzione artistica Walter Zappolini). Uno spettacolo emozionante, il primo di danza conteporanea che mi abbia davvero dato i brividi. Più che le parole, come promemoria futuro, allego questo video:

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