sabato 14 febbraio 2009

Tutti vogliono essere la signora Margherita!

Tralascio di scrivere dell'inutile ed insignificante Home di Ursula Meier (Svizzera-Francia-Belgio 2008, visto giovedì al Cinema Rialto) per passare invece al coinvolgente (in tutti i sensi) spettacolo teatrale La signora Margherita (di Roberto Athayde, regia Emiliano Bulgaria, con Marina Pitta ), visto ieri sera alle Moline. Si entra nel teatro al suono di una campanella e con la stratosferica Marina Pitta ad accogliere noi, scolari al primo giorno di scuola. Da questo momento il teatro-scuola inizia a diventare una prigione, con il pubblico in balìa della signora Margherita: all'inizio il divertimento è massimo, ma pian piano si fa strada una certa inquietudine, quando la maestra incomincia ad interrogare qualcuno del pubblico, lo fa andare alla lavagna, lo mette a disagio (e grandi sono le sue doti di improvvisazione: alla fine, in ogni caso ringrazia le sue 'cavie'). Sul fondo c'è un'altra classe, con altri problemi e altre storie, mentre nella nostra si ride per ciò che succede e si teme per sé. Il cuore dello spettacolo è certo il potere e l'obbedienza, una riflesisone sulla prevaricazione e sul terrore che annichilisce chi lo subisce, a cui non viene neppure in mente di rifiutare di eseguire quanto gli sia ordinato, sebbene chi comanda non abbia alcuno strumento coercitivo al di fuori della propria voce. Ciò che rimane è proprio l'angoscia di non riuscire a sottrarsi a questa paura e, coe pubblico, a pensare "meglio a lui che a me": provare questa sensazione in maniera consapevole è qualcosa che non può non far riflettere anche sul nostro comportamento quotidiano. Quando si dice teatro civile... basterebbe questo spettacolo più di cento discorsi!
In ogni caso, tra i momenti da ricordare resta senza dubbio il monologo finale in un crescendo forsennato (a propsito di possibilità fisiche e linguistiche), ma, nel complesso, tutta la monumentale prova della Pitta.

Nessun commento: