"Cosa rimane di questo testo? Cosa ha voluto comunicare Ibsen con Hedda Gabler?": queste sono le tue domande (più o meno). Lo spettacolo visto al Teatro Testoni di Casalecchio ieri sera (progetto, elaborazione drammaturgica e regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso; con Elena Bucci, Maurizio Cardillo, Roberto Marinelli, Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani, Giovanna Randi, Salvatore Ragusa; CTB Teatro Stabile di Brescia) pone in effetti queste e altre questioni. Inanzi tutto si impone l'idea della noia di Hedda, una donna senza qualità dell'alta borghesia, che si lascia vivere e non sceglie neppure il proprio matrimonio, subito passivamente come conseguenza di una frase detta per rompere il silenzio; una donna che è solo capace di osservare la vita, che vorrebbe avere tra le mani il destino di qualcuno, ma che al momento di agire rinuncia o delega (come per uccidere il suo vecchio amore Lovborg: in passato aveva avuto l'intenzione di sparargli, senza però averne avuto il coraggio; ora gli consegna la stessa pistola di allora affinché si suicidi con quella). Solo alla fine Hedda decide di uccidersi, ma più che atto di libera scelta sembra piuttosto l'ennesima fuga dalla realtà che la circonda (la sua nuova schiavitù all'assessore-amante ed la contemporanea ricostituzione del legame del marito con la sua vecchia amante).
Inoltre, hai ragione a dire che il personaggio di Hedda è presentato (e visto dagli altri) in modo dissonante rispetto alla sua vera natura: dalle parole altrui infatti ci si aspetterebbe una persona brillante, viva ed affascinante, mentre la sua natura è l'esatto contrario (e per giunta intrisa di cattiveria, specie nel suo desiderio di distruggere col fuoco - capelli o manoscritti).
Bravi gli attori, e stupenda la scena (molto cinematografica grazie al'uso delle luci) dei pensieri notturni della protagonista, che si muove agitando il corpo e le braccia come una tarantolata in cerchio attorno agli altri personaggi, che sono raggiruppati al centro del palcoscenico e recitano ciascuno alcune delle proprie battute. Carino anche l'effetto sonoro del manoscritto che brucia. Altre cose meno, come la messa in scena dell'ultimo atto, o certi movimenti non giustificati, ma nel complesso uno spettacolo valido.
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