mercoledì 10 dicembre 2008

secondo appunto sul cinema di Melville

Un signor noir Lo spione (Le Doulos, Francia-Italia, 1962, 108'), chapeau! Ottimamente giocato sulle musiche e sulle luci che definiscono atmosfere cupe e inquietanti, il film, brillante nel suo essere di genere, è sorretto (e vive attorno) al mefistofelico personaggio di Jena-Paul Belmondo, Silien, sul cui volto è quasi sempre stampato un ghigno diabolico e seducente, che porta alla rovina chi lo circonda. Tiene fede all'epigrafe di Céline (da Viaggio al termine della notte) che apre il film:
il faut choisir, mourir ou mentir
(bisogna scegliere, morire o mentire).
(Melville ha però tagliato il seguito: "Moi, je vis", quanto a me, io vivo). A questa massima si adegua il delatore Silien: non conosciamo tuttavia i motivi che lo abbiano indirizzato a questa 'professione', a cui si dedica totalmente.


(ACHTUNG: RIVELERÒ IL FINALE DEL FILM)


Un criminale per i criminali, uno Iago che muore quasi per sbaglio, per mano di un killer che credeva di aver ucciso, come in un horror di serie z (sembra quasi uno stratagemma per chiudere il film): appunto, il suo fascino maligno seduce lo spettatore, che si trova a fare il tifo per lui. Memorabile è la telefonata prima di spirare che fa alla sua donna, dicendole solo "stasera non vengo".
Da ricordare anche un giovanissimo Michel Piccoli, molto bravo nella parte di chi capisce di essere condannato, la scena dell'interrogatorio con il lungo pianosequenza, alcune inquadrature di volti allo specchio.

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