L’esecuzione
di Vittorio Franceschi
presentazione in forma di lettura con Vittorio Franceschi, Maria Paiato; drammaturgia acustica di Paolo Aralla; coordinamento di Marla Moffa.
1. Il testo di Franceschi (anche attore) non mi convince del tutto: mi sembra genericamente apocalittico e non del tutto coerente, con vertiginose discese dal misticismo al grottesco per essere convincente (su tutte la ricerca di un'interiorità fisica: l'uomo che immagina di essere mangiato dal proprio stesso corpo e di discendere per il proprio esofago alla ricerca della propria anima, trovando alla fine solo qualche nòcciolo e un maccherone non masticato! E, poco prima, immaginado di gridare "c'è nessuno?" come in una celebre pubblicità). La sovrapposizione di piani temporali inconciliabili è certo funzionale a trasmettere un'idea di umanità alla deriva e degradata (come in un cartone animato giapponese ambientato in un'età post guerra atomica), ma l'accumulo risulta più criptico e gratuito che sinceramente emozionante. Le emozioni, comunque, non mancano, ma sono in un certo senso discontinue, per quadri giustapposti, come istantanee legate da una comune situazione: il testo suggerisce, accenna a problematiche esistenziali, ma rimane irrisolto (come la maggior perte dell'arte contemporanea: a ciascuno la propria interpretazione soggettiva: "fruitore, così è, se ti pare!"). L'asettico ambiente in cui si svolge l'azione è ben ricostruito e comunicato agli spettatori dalle didascalie al testo, lette da una voce femminile fuori campo (la scenografia è assente: due sedie e due leggii per gli attori).
2. Splendida la perfrmance della Paiato e di Franceschi (sempre seduti e molto composti anche nella gestualità), che riescono a trasmettere emozioni anche solo con la sola intonazione. Bravi!
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