lunedì 10 novembre 2008

Vita di Galileo (I)

da B. Brecht, Vita di Galileo, Einaudi, Torino 1994.

GALILEO - [...] io non sono una gran intelligenza come i dottori della facoltà di filosofia. Sono stupido, io. Non capisco niente di niente. Perciò sono obbligato a turare i buchi della mia conoscenza E quando ho il tempo di farlo? Quando posso compiere delle ricerche? Signor mio, la scienza è ancora assetata d sapere! Oggi come oggi, intorno ai massimi problemi, non esistono altro che ipotesi. Ma noi esigiamo di fornire prove! E come riesco a progredire se per sbarcare il lunario sono obbligato ad inculcare, in ogni testa di rapa che abbia soldi per pagarmi, che all'infinito le parallele si incontrano? [p. 27]


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GALILEO - [...] Guarda qui dentro [scil. nel cannocchiale], Sagredo! Io credo nell'uomo, e questo vuol dire che credo alla sua ragione! Se non avessi questa fede, la mattina non mi sentirei la forza di alzarmi da letto.
SAGREDO - Allora stammi a sentire: io non ci credo. Quarant'anni passati tra gli uomini mi hanno insegnato come gli esseri umani siano refrattari alla ragione. Mostragli loro un pennacchio fulvo di una cometa, insinua in loro una paura inspiegabile e li vedrai correre fuori dalle loro case a una tale velocità da rompersi le gambe. Ma digli una frase ragionevole, dimostrala con sette argomenti e ti rideranno in faccia. [p. 59-61]


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GALILEO - Con qualche speranza di dare le prove della rotazione del sole. Non mi importa di mostrare di aver avuto ragione, ma di stabilire se l'ho avuta. E dico: lasciate ogni speranza, o voi che vi accingete ad osservare! Forse [scil. le macchie solari] sono vapori, forse sono macchie; ma prima di affermare che sono macchie - la qual cosa ci tornerebbe a proposito - preferiamo dire che sono pesci fritti. Sì, rimetteremo tutto, tutto in discussione. E non procederemo con gli stivali delle sette leghe, ma a passo di lumaca. E quello che troviamo oggi, domani lo cancelleremo dalla lavagna e non lo riscriveremo più, a meno che non lo ritroviamo un'altra volta. Se qualche scoperta soddisferà le nostre previsioni, la considereremo con speciale diffidenza. E dunque, prepariamoci ora ad osservare il sole con l'inflessibile determinazione di dimostrare che la terra è immobile! E solo quando avremo fallito, quando, battuti senza speranza, saremo ridotti a leccarci le ferite, allora con la morte nell'anime cominceremo a domandarci se per caso non avevamo ragione, se è davvero la terra che gira! Ma se tutte le altre ipotesi, all'infuori di questa, ci si dovessero squagliare fra le dita, allora nessuna pietà per coloro che, senza aver cercato, vorranno parlare. [p. 177-179]

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