La verità non conta, conta solo vincere la causa per cui si viene pagati. Che James Stewart sia convinto della premeditazione del tenente nell'aver ucciso l'uomo che ha (forse) violentato sua moglie non ha alcun valore, dal momento che, in veste di avvocato difensore, è (meglio, sarebbe) pagato per scagionare il suo cliente. Anatomia di un delitto di Otto Preminger (Anatomy of a Murder, Usa 1959, 160'), ambientato prevalentemente nell'aula di un tribunale, è un film che celebra il potere della parola, utilizzato non al servizio del bene o dell'accertamento della verità dei fatti, ma solo come arma. L'aula è un teatro e un arena di gladiatori contemporaneamente, il sangue scorre in modo metaforico e la regia è ecellente nel ricercare e nel sottolineare il duello a fil di lingua. Da ricordare, ad esempio, è l'interrogatorio alla moglie del tenente fatto dall'avvocato accusatore, che si interpone tra la teste e Stewart, che si sporge e si sposta continuamente e protesta con il giudice.
Belle le musiche di Duke Ellington (con cammeo) e la fotografia, specialmente l'inquadratura notturna del dialogo tra Stewart e la moglie del tenente al campeggio delle roulotte.
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